::LA
PAURA PIU' GRANDE::
la
tanto attesa svolta alla fine si è manifestata. e lo ha fatto
portandosi dietro quegli stravolgimenti che ci aspettavamo.
intendiamo immediatamente spogliarci dalle vesti dei profeti che
vedono e [pre]vedono il futuro, questi sono ruoli che non ci
appartengono, noi siamo da sempre decisamente più orientati verso la
concretezza. molto più semplicemente conosciamo il genere umano [o
quello che ne rimane] nella sua forza [poca] e nelle sue debolezze
[tante, troppe]. avevamo infatti ipotizzato tutta la serie di
reazioni che si sono poi puntualmente verificate. ciò, come ogni
mutamento degno di tale nome, ha portato tra le altre, un cambiamento
delle prospettive ed una revisione delle affinità, andando a
decretare quel caos primordiale che da tempo auspicavamo e che ha
determinato lo stravolgimento di tutte quelle che erano fino ad
allora le nostre certezze. quindi benvenuto al tritacarne cartaceo e
benvenut* a tutt* coloro che hanno dimostrato entusiasmo per questa
nostra/vostra scelta. siete voi il carburante delle nostre fatiche ed
è a voi che dedichiamo questo nuovo numero che tra poco inizierete a
leggere. per ora possiamo solo ringraziarvi per il vostro supporto
[inatteso e per questo ancora più gradito], il resto lo faremo
strada facendo. noi, da sempre abituati a farci male da soli,
scandagliando tutte le ipotesi purché nefaste, in quanto assuefatti
alla negazione della felicità [nostra ed altrui] dobbiamo quindi per
una volta ricrederci e constatare che i riscontri pervenutici dopo la
pubblicazione del primo numero “realmente tangibile ed annusabile”
sono i sintomi di quello che possiamo [e vogliamo] definire come un
nuovo inizio. ci avete spinto in tanti a proseguire e a migliorare
quanto rilasciato nei mesi scorsi. ovviamente non riusciremo a fare
tesoro di tutte le vostre sollecitazioni giuste o sbagliate che siano
[siamo pur sempre il manifesto vivente dell'inconcludenza] ma
possiamo assicurarvi che abbiamo preso sul serio ogni vostra
osservazione e se non riusciremo sin da ora a metterla in pratica è
solo per il tempo che ci manca sempre e che ci sfugge dalle mani ogni
istante e perchè alla fine siamo delle irrimediabili ed inguaribili
teste di cazzo che prima di concretizzare un'idea hanno bisogno di
immaginare tutti ma proprio tutti gli scenari negativi che si possono
presentare. non siamo ancora diventati grandi ma abbiamo capito che
non è più il momento di giocare a fare i ragazzini. anche se ci
piacerebbe continuare a sbucciarci le ginocchia come cantano gli
affranti nel loro bellissimo “la paura più grande”. promettiamo
quindi di provare a sconfiggere quell'insicurezza che ogni giorno il
mondo con cui siamo costretti a condividere i nostri respiri e le
nostre ansie ci trasmette, cercando di trasformarci in quell'essere
ibrido, lontanamente libero e facilmente malleabile costituito dal
prototipo del moderno consumista compulsivo. detto questo passiamo ad
un punto che consideriamo tutt'altro che secondario e che riguarda il
nostro principale ostacolo [interiore]. il dubbio cardine intorno a
cui tutto ruota verte sulla effettiva necessità al giorno d'oggi
diproseguire a scrivere. cercare cioè di capire quanto ci sia ancora
di "sovversivo" nella scrittura. vedere se c'è la
necessità da parte degli esseri "umani" di tenere in mano
un oggetto che possa dare loro la possibilità di pensare in modo
alternativo al "politicamente corretto". è chiaro che non
ci sentiamo in grado di pubblicare idee di cotanta portata, i nostri
sono discorsi molto meno seri e seriosi, quello che ci interessa
davvero è capire se il libro oggi nel duemiladiciassette è un
oggetto da arredamento o uno strumento di rivolta. questo ovviamente
indipendentemente da quello che pubblichiamo e che pubblicheremo. noi
siamo solo di passaggio qui. i libri [quelli veri] restano. su di noi
la scrittura continua ad esercitare un fascino incredibile, ed è
quindi innegabile il fatto di essere da sempre ammaliati da autori
come canetti che indica lo stesso oggetto ogni volta un nome
differente per non lasciarsi imprigionare dal potere (negativizzante)
della definizione fissa (e immutabile). è però altrettanto evidente
come oggi ci sia una sovraesposizione dell’oggetto libro, con la
conseguenza che l’originaria funzione dello stesso stia [forse]
andando scemando. tutti scrivono ma nessuno legge? domanda molto
interessante cui servirebbe un numero apposito del tritacarne per i
doverosi approfondimenti. e se tutti scrivono ci viene spontaneo
pensare che alla fine forse sarebbe meglio in quest’epoca di
moltiplicazione editoriale scegliere la via del silenzio. se come
abbiamo sempre sostenuto sposando le tesi camusiane l’uomo ribelle
è colui che dice no questo è il momento di dare seguito alle nostre
parole, di rendere cioè concrete le idee. lontani dalla vanagloria
dell’esibizione delle cose fuggevoli e superficiali ci stiamo
dibattendo cercando di capire se il nostro intendimento sia corretto,
se sia il momento di lasciare che le cose prendano la strada che
hanno intrapreso oppure continuare a provare a cambiare le cose. non
cerchiamo la fama. fuggiamo chi si masturba nel facile apprezzamento
collettivo autocompiacendosi del sostegno bugiardo di chi in realtà
non si sofferma affatto sulla profondità delle idee ma preferisce
soffermarsi sui dettagli secondari ed insignificanti perché
facilmente (e velocemente) inquadrabili. è questo il vero problema
alla fine, l’idea che sia il giudizio altrui a determinare la
valenza di un’idea, di una proposta. la faciloneria con cui la
stragrande maggioranza della gente si approccia alle idee degli altri
è figlia di uno strano e contorto meccanismo che vede nel cattivo
gusto e nell’ansia di poter denigrare l’unica costante. ci si
interessa solo a ciò che non si può non condividere, a tutto quello
cioè che non si apprezza ma che il malcostume comune indica come
performante. uniformarsi è la parola d’ordine, anche perché è
meglio non svelare quelle che sono le nostre reali idee, meglio
cavalcare quelle “vincenti” che sputtanarci per quello che siamo
in realtà. ma noi non lo faremo, anche se è forte in noi il demone
tentatore. continueremo in questa strada perchè crediamo di non aver
ancora smarrito ed esaurito quell'ardore intestino che ci spinge ad
andare avanti. nella malaugurata ipotesi in cui dovessimo trovarci
nella scomoda posizione in cui abbiamo sviscerato la nostra vita fino
al punto in cui non abbiamo più niente da scoprire [e quindi da
scrivere] beh allora, ma solo allora ci vedremmo costretti a chiudere
la nostra esperienza. solo allora smetteremo di scrivere ma non di
immaginare e di sognare. quello mai. prima di lasciarvi ancora una
considerazione che ci brucia dentro e che siamo certi provocherà
sdegno e disprezzo in buona parte di voi che ci state leggendo.
partendo dall'idea che la distruzione del corpo è decisamente poca
cosa rispetto alla distruzione dello spirito riesumiamo per un attimo
l'ex cantante dei soundgarden. non faremo come i carcass del secondo
disco che cantavano “exhume to consume” anche se forse avevano
ragione loro anche questa volta [ma per ora fermiamoci, codesto è un
discorso che affronteremo prossimamente]. in molti, in troppi hanno
pontificato con termini eroici sul suicidio di chris cornell. noi non
ci siamo mai accodati al corteo di chi vuole sedere al capezzale
dell’ex cantante dei soundgarden. possiamo solo dire di essere
felici per aver trovato finalmente concretezza e onestà
intellettuale nella folta pletora di coloro che si sono sempre
autoproclamati eroi maledetti e che hanno infestato le nostre
orecchie con il loro presunto mal di vivere. mister cornell [che non
abbiamo mai particolarmente amato e che non inizieremo ad ascoltare
adesso pur essendo in possesso dei suoi primi dischi come “screaming
life” “ultramega ok” e “louder than love” presi in vinile -
al tempo non avevamo ancora il lettore CD - non ci è mai piaciuto
più di tanto, per non dire poco piu' di niente] diventa quindi uno
dei nostri eroi solo ora che ha dimostrato di essere reale e
tangibile [come la morte] smettendo la veste di supereroe
invincibile. il male di vivere che noi conosciamo fin troppo bene ha
ribadito che non conosce ostacoli. ce ne fossero di supereroi
vincibili come lui che contribuiscono a ribadire come il suicidio sia
sì un gesto radicale ma al tempo stesso semplicissimo e del tutto
naturale. a tutte le oche che si sentono orfane e perdute senza la
“guida” del carismatico cornell possiamo solo rispondere che oggi
come non mai si rende evidente la distanza tra loro e il loro nuovo
eroe, esempio concreto del male interiore a dispetto di loro esperti
di pseudo male virtuale che rende tutti più mainstream, oscuri,
carismatici e anche un po' sfigati secondo noi. lui ha dato seguito
alle sue parole e fatto l’unica cosa che valesse la pena di fare,
loro piangono lacrime fasulle in in memoria di una figura che è
lontanissima da loro e dal loro modo di vivere nonostante non se ne
siano mai resi conto. nel momento in cui ci si avvia verso una strada
che abbiamo da sempre temuto osteggiato denigrato e tenuto lontana,
il suicidio è l’unico gesto sincero che possa esistere. nell'istante in cui il destino verso cui siamo indirizzati prende
una piega che tende a negarci quella libertà spirituale che abbiamo
sempre rivendicato allora non ci sono altre soluzioni percorribili,
quando la realtà che stiamo vivendo ci appare come troppo piccola e
modesta per la profondità dei nostri pensieri è giusto lasciare
questo spazio a chi non risente di tali costrizioni. è anche perchè
il mondo è così pieno di stronzi come voi che il vostro idolo ha
deciso di lasciarvi. o per lo meno è così che ci piace pensare.
prendete quindi le nostre parole come un “breve invito a NON
rinviare il suicidio”. alla prossima motherfuckers.